giovedì 30 gennaio 2014

Mark Rothko - La luce nell'oscurità


Rothko……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… uuuahu!!!

Fantastico pittore espressionista, profonda e oscura è la sua forma d’arte, perché profonda e oscura era la sua inquietudine.
Figlio del secolo scorso, figlio del dopoguerra, figlio del malessere vissuto a quei tempi.
Diventa padre portatore di responsabilità nei confronti del mondo, per il bene della nostra vita.

Fin dalla sua giovane età intraprende un cammino di comprensione per una giusta comunicazione artistica, per facilitare chiunque ad un metodo ermeneutico artistico popolare.

La strada che intraprende è la più difficile.

Passa la sua intera vita a capire come comunicare con l’arte un insegnamento perpetuo, che porti alla consapevolezza del bene futuro.
Rothko ritiene necessario condurre l’uomo in un profondo malessere, vuole farlo emotivamente piangere, per far comprendere il profondo ed alto senso della vita.
Per via della sua stessa inquietudine, mira in basso per centrare in alto.
Passando dalla profonda oscurità cerca di far comprendere l’alto valore dell’esistenza umana.


.Muscio.

martedì 28 gennaio 2014

Senso all' assenza


Gli spazi tra gli oggetti sono altrettanto importanti quanto gli oggetti stessi.
Così lo spazio visivo riceve lo stesso grado d’attenzione o d’intenzione.

Come disse un mio carissimo amico musicista e compositore, gli spazi di silenzio tra un suono e l’altro sono importanti, se non anche di più del suono stesso, perché anch’essi risuonano del loro silenzio, un contrasto che dà vita al ritmo, come nuova essenza musicale, figlia dei sessi opposti tra suono e non suono o silenzio e non silenzio.

Un prezioso esempio di ciò che attrae per la sua mancanza, per il desiderio di avere, risiede nel potere dell’amore.
Suo stesso effetto contrario, indotto dall’accettazione dell’amore nella sua presenza, è il valore che diamo ad una persona cara perduta, paradosso della vita.

Lo stesso foglio vuoto è fonte di espressione, d’immaginazione e fantasia, di gioco e ricerca da colmare.

Anche in noi, la mancanza di un qualcosa che non riusciamo a definire, ci porta ad una ricerca incessante per il desiderio di completezza.  

L’ assenza ha sempre un senso, perché è, e sarà sempre, legata alla presenza.
.Muscio.

sabato 25 gennaio 2014

Nello specchio ci si riflette di riflesso.

L’immagine che proiettiamo nello specchio è l’immagine reale di noi.
Anche se a volte il REALE diventa IRREALE.
Dai nostri occhi fino alla nostra mente avviene di rimbalzo una deformazione della nostra immagine, perché nello specchio ci si riflette, in tutti i sensi.
E’ possibile vederci brutti nonostante magari siamo belli, essere magri e vederci grassi, essere forti e vederci deboli, essere bassi e vederci alti, anche tutto il contrario…insomma, vediamo quello che è il riflesso stesso del nostro essere interiore.

…mi sono chiesto.

Come è possibile tutto ciò??? perchè avviene???

Ho idealizzato la presenza di un 3° occhio, lo chiamo “L’occhio dell’IO”, che ci permette di rifiltrare l’immagine reale di noi acquisita dai nostri occhi fisici.
E’ posto come porta d’ingresso della nostra coscienza ed è intercomunicante con la nostra mente.
Un po’ come se le immagini esterne, prima di arrivare nella nostra mente per essere elaborate, passino attraverso 2 stanze, tramite 2 diverse porte.
La prima porta, quella che ci introduce nella stanza d’ingresso, sono i nostri occhi fisici, la seconda porta, “l’occhio dell’ IO”, serve per introdurci nella stanza dell’ “IO” interiore.


Per semplificare questo esempio, eliminiamo la porta e la stanza d’ingresso e immaginiamo di avere un solo vero occhio, quello dell’ IO interiore, con cui riusciamo a percepire quello che ci circonda.


Di conseguenza, il riflesso che vediamo di noi in uno specchio è il riflesso del nostro essere.

Detto ciò penso che, per trasposizione di idee, l’argomento preso in esame possa avere la stessa valenza mettendo a confronto 2 esseri umani, uno di fronte all’altro in un contesto sia dialettico che di immagine, uomo o donna che sia.

Quando ci troviamo di fronte ad una persona, può succedere di avvertire delle emozioni positive e/o negative che ci permettono di stabilire un legame o distacco rispetto ad essa, che viene tramutato, quindi letto, in termini fisici e materiali, perché ci troviamo, anche in questo caso di riflesso, a mettere a confronto noi stessi, partendo dalle nostre “carenze” e/o “ricchezze”.
Cosa voglio dire, che dopo aver elaborato le caratteristiche di questa persona, avvertiamo la fisicità d’immagine in essa per come la vogliamo vedere noi.
Se questa persona ci piace, la vedremo fisicamente bella.
Se ci vediamo belli, tenderemo a vedere più bellezza attorno a noi.
Infatti, chi ha forti carenze tenderà ancor di più a vedere una realtà deformata, in negativo, per se e per gli altri.

.Muscio.

domenica 12 gennaio 2014

L' incompletezza dell'uomo è figlia della stagnazione.

L' incompletezza dell'uomo è figlia della stagnazione.
Le azioni che attuiamo servono a smuovere le dinamiche della vita per una maggiore comprensione di essa.
Una comprensione che va oltre la comprensione stessa.

Se questo non succede, non saremo mai il fiume che scorre verso il mare aperto ma uno stagno senza vita.

La nostra mente ed il nostro spirito, nella loro mescolanza tra logica e creatività, a volte, non è in grado di farci riconoscere l'essenza di ciò che siamo.
Toccherà a noi compiere passi giusti o sbagliati, perché tocca ai pensieri riempire i vuoti e tocca ai fatti riempire i pensieri.
.Muscio.

venerdì 10 gennaio 2014

La molla del divenire è la virtù dell'opposizione dei contrari.

La molla del divenire è la virtù dell'opposizione dei contrari, lo era, lo è e lo sarà anche in futuro, un concetto potentissimo. 
E' il concetto Madre e Padre dell’intero cosmo. 
Lo riconosco ed ora riesco ad esserne amico con consapevolezza. 
Ho pensato di essere fuori di testa perché riconoscevo un concetto ontologico, di cui non ne capivo la natura ma riconoscevo una importanza che mi ha addirittura portato a seguire una direzione. 

Quante volte ci siamo chiesti quale fosse lo scopo della vita? e più precisamente quale fosse lo scopo della nostra stessa vita? 

E’ il DIVENIRE!!!...trasformarsi per evolvere le nostre coscienze è nella nostra natura. 

Affrontare le nostre esperienze è il primo passo da compiere. 
Le nostre esperienze sono dolci o salate, lo saranno sempre. 
Riconoscerlo significa essere portati ad affrontare le situazioni con una determinazione tale da fortificarci e da formarci per una nuova esperienza, anche più difficile. 
E’ bene però divenire per il bene della nostra vita e di quella altrui perché noi siamo l’ambiente e nell’ambiente ci siamo noi, questa è una definizione che fa intendere un opposizione dei fattori, un dualismo.

“Due ma non due, non due ma due.”

 Quando questo non succede, e rimaniamo stagnati senza attuare un moto dinamico, il nostro “io” si appassisce. 
Già Eraclito, filosofo del 500 a.c. ne comprese l’importanza del conflitto che esiste. 
Si parte dal conflitto che esiste tra due opposti perchè è la molla dello sviluppo, condizione stessa della vita come concezione dialettica della realtà.
 (Cercherò di essere più chiaro con quest’argomento, perché utile ad un metodo di visione artistica.)

.Muscio.

mercoledì 8 gennaio 2014

Il giusto gioco degli incastri malfatti.

Alle volte, ho l'impressione di spingere forzatamente dei tasselli quadrati in degli spazi tondi.
L'istinto interno e la natura esterna, sono in debita attrazione continua.
Tendono a renderci tutto più facile, ma non a rendere tutto più giusto.
Ci regalano quello che rivogliono.
Ci lasciano dominare per poi dominarci.

Ci fanno morire per farci vivere.


domenica 5 gennaio 2014

Vorrei ma non voglio.

Vorrei trovare le linee per costruire la mia vera forma.
Vorrei trovare i giusti colori per completare il mio essere.

Vorrei anche non trovarli mai.

Vorrei continuare a cercarli all'infinito per percorrere un lungo viaggio
che permetta alla mia vita di essere vissuta.

.Muscio.

giovedì 2 gennaio 2014

L' arte come significato, non solo come bellezza.

Mi è capitato spesso di notare che ce n’è di gente che paga il biglietto per delle mostre d'arte e di passare da un'opera all'altra con molta nonchalance e di non soffermarsi per più di 3 secondi ad ammirarle veramente per quello che sono. 
Oppure sentir dire che un'opera è bella solo perché piace il colore e le sue forme o perché si intonerebbe bene con le tende di casa e con la tinta dei muri …@_@’…non c'è niente di male a dare un giudizio superficiale, chi sono io a dire che è giusto o sbagliato.
In fin dei conti quando ci si trova in un contesto come quello delle piccole gallerie, dove spesso gli artisti che espongono sono poco conosciuti, si analizza l’arte partendo da un piano quasi istintivo e non con un metodo filologico adeguato; come anche nei confronti delle opere dei grandi artisti contenuti nei grandi musei dove l’analisi dell’opera viene fatta non partendo dal significato intrinseco che l’ accompagna, in quanto chiamata “opera d’arte”, proprio per quel motivo, ma perché accompagnata dal “nome” dell’artista, magari senza sapere quale fosse la sua poetica a riguardo… questo si che è triste L.
C’è anche la variabilità della persona che nella sua esperienza teorico/culturale può avere più o meno delle forti lacune o una mancanza di preparazione nel saper leggere ed interpretare un’opera…comunque lo ammetto, non è poi così semplice farlo.

C’è qualcosa che mi lascia perplesso in tutto questo, forse si riesce a cogliere solo il bello estetico e manca un qualcosa a noi tutti, un “interesse” che ci porti a guardare oltre, per non cadere nel vago e nel genericismo.

Come dice il simpatico brutto anatroccolo "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace", di ragione ne aveva da vendere e lo penso anch’io, facendo un esempio banale, chi si fidanzerebbe mai con una bellissima/o ragazza/o che non ha niente da dire???(mio fratello sostiene che una ragazza così la sposerebbe subito, hahahahahaha :D) forse molti di noi lo farebbero, ma quanto durerebbe il rapporto, una settimana?!? un mese!?! -_-
E' proprio vero, la bellezza che attira è effimera, anche se, a volte, si ha l’impressione che la gente si appaga della sola bellezza estetica, perchè culturalmente plasmata………...poveri artisti incompresi.

Ho detto poveri artisti incompresi???

Ora non mi esimerei dal far cadere dal mio balcone, qualche vaso in testa di quegli artisti che invece di dare esempio di buona arte, puntano, ingannando se stessi a riproporre l'effetto percettivo della sola bellezza estetica.
L’artista intraprende il suo cammino per realizzare la propria opera e il proprio sentire. La propria ispirazione passa dall’ultimo lembo di pelle fino alla punta dell’ultima setola del pennello…che mirabile effetto tra una mente ed un braccio a sole decine di centimetri di distanza dalla tela...non sono mica kilometri a separare una idea dalla sua realizzazione. 
Ma è proprio così?

Rovesciando la medaglia, per quanto riguarda il discorso tra fruitore dell’arte e artefice, anche l’artista è un uomo, non dimentichiamolo mai, anche lui è una variabile che non possiamo sottovalutare, teniamolo sempre in conto, perché di uomini stiamo parlando, niente di più niente di meno. 
Tra chi “legge” e chi “scrive” l’arte non esiste differenza, è importante trasmettere e capire un concetto di base.
Poi possiamo anche giocarci con la fantasia senza limite alcuno.

Per dare il giusto peso e misura alla “vera bellezza” occorre legarla ad un significato, deve essere l'artista stesso a sostenerla e dargli forza, per dare e  prendere consistenza, in modo che rimanga impressa nello spirito, si dà servircene in ogni momento a beneficio del nostro essere o divenire.

Le opere artistiche, specialmente quelle sull'arte visiva, hanno il potere di rendere propri e più consapevoli le idee ed i concetti. 
I significati dell'opera mirano a realizzare il giusto equilibrio tra la logica e la fantasia, affinando sempre più la sensibilità e comprensione artistica di ogni fruitore e di conseguenza di un futuro artista.

.Muscio.